Dopo l’ennesima giornata a contare contagi, morti e DPCM forse è il momento di prendere atto che viviamo un momento straordinario che cambierà la nostra prospettiva e il nostro futuro, come scriveva oggi Giovanni Boccia Artieri.
Diventa quindi urgente immaginare e progettare un futuro e non il ritorno di un presente che non potrà essere più come prima, almeno per tanto, tantissimo tempo.
Progettare nuovi modelli di futuro non significa rinunciare a gestire il presente, non significa rassegnarsi a contare cadaveri anche economici.
Significa utilizzare ciò che abbiamo costruito in millenni per portarci a un livello ancora superiore ricordandoci che viviamo su un pianeta limitato, di risorse limitate e che il nostro scopo non è accumulare danaro ma aggiungere valore senza consumare il mondo e le persone.
Insieme, con la rete che connette il mondo di persone, con le intelligenze, con il coraggio degli uomini che vorranno pensare a un futuro che forse loro neanche vedranno.
I nostri bisnonni e nonni lo hanno passato e senza pensare hanno messo il bene comune davanti alla loro stessa vita.
Siamo in altra epoca, con altra cultura, altra maturità e forse altra percezione del sacrificio e dell’ego ma la sostanza non cambia: generosità responsabile e collettiva.
Si può fare, costruire un mondo nuovo, una umanità migliore e serena.
Adesso, facciamolo.
Un pezzo alla volta, connettendo persone che mettendo insieme intelligenze, esperienze e risorse possono migliorare il contesto in cui vivono, partendo da ciò che hanno vicino fino ad arrivare ai luoghi e alle persone più lontane, sperdute e dimenticate.
Partiamo da quello, proviamoci, non lasciamoci trascinare da una situazione terribile, da una narrazione aggressiva, inconcludente e avvilente, da una recita collettiva dove la politica è attore pessimo.
Siamo meglio di così, possiamo essere futuro: dobbiamo solo iniziare a costruirlo, insieme.